Buon Natale!
Tralasciamo la politica che rischia di far suddividere ancora di più un paese già “mal collegato” (nonostante la TAV) e disunito.
Avere veramente la pace significa che qualcuno perderà il suo potere, che qualcun altro smettera di guadagnare, Se fai la pace perdi il potere sugli altri, su quelli che ti vengono appresso e ti dicono che hai ragione.
In tempo di pace si sperimenta la gioia del lavorare insieme, di condividere ideali e progetti, si pensa all’avvenire con speranza. Nella guerra invece la paura contorna tutto quanto, permette di lavorare nell’ombra. In tempo di guerra pochi pensano e decidono, nelle mani di pochi c’è la vita ed il futuro di molti.
Eppure Natale è un tempo di pace:
Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. (Ef 2,14).
La pace è nella logica di Dio che si incarna. Gesù vince “il male, cioè il tragico sottrarsi alle esigenze dell’amore”.
E’ venuto per unire “due popoli”, per far terminare ogni guerra che ha origine “nel cuore dell’uomo che pecca, da quando la gelosia e la violenza hanno invaso il cuore di Caino nei confronti del fratello Abele” (Giovanni Paolo II).
L’Incarnazione invita ogni famiglia, la nostra comunità, le grandi nazioni, a collaborare al disegno di Dio e a lasciare che il Signore ci converta.
Lasciamoci trasformare da Dio, perché «tutto viene da Dio, il quale ci ha riconciliati con sé mediante il Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione» (2 Cor 5, 18).
Non ci può essere pace se non c’ è cambiamento del cuore, se non c’è conversione.
Non c’è felicità vera, non c’è beatitudine se non siamo operatori di pace, se non siamo capaci di cambiare il cuore, di ricercare il perdono, di lasciarci riconciliare con il Padre
Nella preghiera accogliamo la grazia che ci trasforma e che ci impegna a conformare la nostra vita alla parola di Dio. Il sacramento della riconciliazione ci da la forza per non rassegnarci davanti alle divisioni, agli scontri che ci oppongono gli uni agli altri e ci fanno essere un corpo ferito. Nell’Eucarestia, dove Gesù dà la sua vita per la moltitudine dei suoi fratelli, ci dona un cuore nuovo e mette in noi uno spirito nuovo, cosicchè diventa “ nostro dovere essere suoi testimoni mediante la nostra opera fraterna in tutti i cantieri della pace”. (Giovanni Paolo II)
Anche il nostro presepe in parrocchia ci ricorderà che Gesù nasce nelle nostre case, nelle vie del nostro quartiere per portare la sua Pace.
Solo con questo cuore finalmente convertito e riconciliato, non diviso al suo interno, saremo capaci di fare veramente Natale.
Auguri
don Francesco